Alice nel paese delle meraviglie al Mia Photo Fair 2017
Un bel viaggio giovedì all’apertura del Mia Photo Fair. Forse non sentivo la responsabilità come gallerista, forse avevo a fianco amici con la mia stessa sensibilità o semplicemente la location così luminosa….fatto sta che iniziando dalla conferenza stampa fino all’inizio dell’opening della fiera mi sono sentita come Alice nel Paese delle Meraviglie. Una prima ventata di vera novità - in una fiera che nei precedenti anni trasudava provincialismo in un’ atmosfera da inciucio all’italiana di chi già si conoscevano tutti - è venuta in conferenza stampa con la notizia sull’aumento delle gallerie internazionali in fiera: più 30%. Lo scambio internazionale consente uno sguardo diverso che, in effetti, si è rivelato ricco di sorprese. E poi una quantità di premi, indicativa testimonianza di una vera passione per la fotografia, da parte di quegli sponsor che sanno guardare oltre i confini della loro azienda e sostengono con eleganza e competenza un settore che, pur sembrando di moda, in Italia ha ancora tantissima strada da fare. Poco prima del protocollo dei saluti e ringraziamenti in conferenza stampa, insieme ad Elena Franco e Gigliola Foschi, mi avvio alla scoperta dei protagonisti della fiera edizione 2017. Il primo incontro è con lo stand dedicato agli artisti Brasiliani il cui tema «TransNaturae» vuole far riflettere sulla natura e sui suoi cambiamenti, per mano dell’uomo e della tecnologia, trasformando così il paesaggio in un terreno di studio del presente e del futuro. Ci accoglie Maura Brasil, sorridente, desiderosa di raccontarsi, di far capire il suo lavoro e con umiltà si scusa di un inglese che consente di farci percepire lo sforzo, la fatica creativa che c’è nelle sue fotografie. Come non esserne attratti e volerle bene per il “Landscape” con una montagna tinta di neve e di verde e per le sue nature morte che, di là del mi piace o non mi piace, sanno comunicare la sua anima di artista. In sintesi la dualità tra Natura e Artificio.
Una natura più reale ma poetica di Anna Guilhermina Baglioni che già emerge dai titoli delle sue opere: “Vivide Memoriam” e “Anima Ligno”. Le piante che, con un’elevata tecnica artistica, si presentano in grandi immagini o all’opposto in piccole scenografie che denunciano l’uso improprio del legno ma che nello stesso tempo restituiscono una visione deliziosa e struggente. Poetica, dolcezza, sogno ancora le ritrovo nel vincitore del Premio BNL, Gruppo BNP Paribas, “Claudio Gobbi” che mi porta in Russia. Dal Brasile alla regione degli Urali. Che meraviglia viaggiare in poco spazio solo con la mente e scoprire l’incredibile rappresentazione, come dice lui fiabesca, delle sue immagini.
Mi avvicino perché non capisco se sto guardando un dipinto, una fotografia o cosa altro ancora. La gentile fanciulla nello stand mi spiega la tecnica della pittura sull’immagine. Così con la vista penetro quell’opera appesa alla parete nel tentativo di scrutare i più impercettibili segni di stampa, di colore, di pennellata. Un respiro di gratitudine inconscio all’autore per la sua raffinatezza e per aver saputo esprimere parte della storia che ci appartiene e che fragilmente calpestiamo pensando di essere i primi uomini a sapere. Quando il nostro sapere ci arriva da lontano proprio in quei boschi e nelle fotografie storiche di poeti e rappresentati degli Urali. Non a caso la galleria che lo rappresenta è nuovamente di Berlino la We Gallery. Attenzione non sono esterofila e anzi il mio impegno, se ne avessi le possibilità, andrebbe a sostenere la fotografia italiana, sia vintage sia contemporanea. Abbiamo eccellenze poco conosciute e risentiamo di un approccio, in ogni caso, poco internazionale oserei dire provinciale. Curiamo l’orticello della fotografia esattamente come quello del nostro giardino!
Insomma non sto scrivendo per fare polemica ma per dire che dalla Russia, grazie a Gianna Spirito, italiana, arrivo in….America! Uno stile, il suo, influenzato come recita il comunicato sulla scrivania, dalla scuola di Düsseldorf, da autori come William Eggleston, Mark Havens eppure che trovo attraente e con la voglia di raccontare storie da questi edifici chiari, ri-usati, recuperati, di un’America che in fondo trasuda di solitudine. Anche lei mi accoglie sorridente, desiderosa di far conoscere il suo pensiero. Così come lo fa, con ancora più timidezza, imbarazzo, Claudio Montecucco. Si presenta quasi stupito di essere lì al Mia Fair, in mezzo ai grandi artisti, lui che arriva dalla Toscana e, che dopo innumerevoli fotografie fatte camminando otto, dieci ore al giorno ha trovato la galleria Blanchaert che ha creduto in lui. Quanto riesco a capire quest’uomo, quanto bisogno abbiamo noi piccoli esseri umani di fiducia degli altri, di un conforto, di essere sostenuti e non sentirsi soli nella propria follia creativa. Ebbene sì ore a guardare anche appostandosi per rivedere le gambe di quella donna che lo hanno sedotto e poterla riprendere, come tutti gli atri suoi scatti mentre “legge” un libro, un giornale, una rivista. Gli dico “intimità” per il suo lavoro e anche “sensualità” e lui felicemente ringrazia con lo sguardo. Sì, quel bianco e nero, forse non unico, forse non da copertina di Vogue edizione centenario, forse non così nuovo come approccio tecnico ma “suo”, il “suo” lavoro sono fiera di averlo capito e di condividere questa emozione di sensi. Potessi, farei già subito un progetto di lettura, fotografia, riposo, silenzio, rapimento e subito penso a Quirico…sì, quando si legge intensamente, e si legge ciò che ti rapisce, così come in queste foto, l’uomo raggiunge una certa beatitudine!
Eppure la curiosità per le fotografie a fianco crea effetto calamita e con la stessa facilità con la quale sono entrata riesco ad uscire per farmi “nuovamente” rapire dai ritratti di Gabriele Corni. Uno stand più ricercato per l’allestimento magico: blu alle pareti, luci che illuminano i ritratti fatti nell’acqua con una tecnica mai vista prima! “Apnea” il titolo di questo conturbante lavoro. Perché mi attirano? Cerco di non leggere il comunicato stampa e neanche il testo sulla preziosa cartolina che mi è gentilmente donata. Attirano per l’imprevedibile espressione e bellezza dei volti che pur immersi nell’acqua sembrano vivere in una nuova dimensione. La dimensione della morte. Una prova generale: quando muoio, vorrei morire così, serena, concentrata, in ordine, viva di luce. La luce restituisce un effetto lattiginoso che accentua una certa estraneità dalla realtà. Sarà così quello che Gabriele avrà voluto dire? Andrò poi a scoprirlo so soltanto che nuovamente un senso di grande entusiasmo lo ritrovo nell’autore desideroso di procedere anche con i vip dell’evento! Intanto gli lascio la mia “card”!
Finalmente le foto di Ivo Saglietti, un amico, un nomade, un grande fotografo. Felice per lui che abbia trovato una galleria seria di Lugano come Heillandi che riesca a promuoverlo e a valorizzare il suo bianco e nero poetico, profondo e le sue immagini che fanno sentire l’anima della vita.A fianco Marcello De Masi, un giovane dallo sguardo contemporaneo ma con una cultura antica. Una bella sorpresa lo stand ospite dell’Ungheria con un’artista come Ákos Czigányc con “Skies: Hommage á Hiroshi Sugimoto - Sky 256-2, 2010: un inno all’estetica, alla precisione, al b/n così glaciale, freddo, luminoso con più tonalità di grigio a cornice del bianco di un mondo marziano. Tutti lavori proiettati alla ricerca, all’innovazione. Nulla da dire alle gallerie amiche torinesi come Photo&Contemporary di Tazzetti o quella di Riccardo Costantini Contemporary di cui Mario Daniele e Francesco Pergolesi rimangono i miei preferiti: dal paesaggio bianco, quasi ospedaliero ai teatrini colorati delle vetrine dei negozi. In entrambi si accomuna il senso della finzione per la loro totale estraneità al vero contesto che li circonda: un focus dello sguardo del fotografo così particolare e maniacale da renderli entrambi surreali. Molti altri fotografi, gallerie interessanti e per concludere la sezione degli editori. Progetti editoriali unici per partecipare esclusivamente ai Dummy Photobook.
Editori come Danilo Montanari con i libri di Paolo Ventura o di Marangoni e poi una fantastica galleria londinese….ah sì il mio sogno: collezionare libri di fotografia.
Tiziana Bonomo