Mediterraneo deriva dalla parola latina Mediterraneus, che significa in mezzo alle terre. Terre grondanti di storia, di cultura, di tradizioni. Terre cariche di contrasti forti, di luci e ombre. Terre sensuali intrise di passioni, di odi e amori.
Com’è arrivato Adriano Bacchella così dentro al cuore del Mediterraneo, lui del nord, senza radici in questo caldo cuore spinato? La luce, la luce lo ha incantato e sedotto fino a fargli vivere esperienze sempre più coinvolgenti. È stato il mare il primo elemento ad immobilizzarlo di fronte all’infinito orizzonte del Mediterraneo. Lo sguardo si perde su sponde vicine e lontane dell’ Europa, dell’ Africa, dell’Asia. Uno spazio che mette in contatto civiltà, culture importanti. Gli antichi navigavano sotto costa per scambiare usanze, saperi, merci e territori. Dal mare sono arrivati i greci, i cartaginesi, i fenici, gli arabi. Il mare nostrum degli antichi romani è diventato per Adriano Bacchella il suo mare quello della meraviglia, dell’incanto del tempo trattenuto dalla luce dell’aurora e del tramonto. Come non vedere nelle splendide fotografie le figure mitologiche di dei-eroi. Giove bagnando le sue mani nel Mediterraneo ha aggiunto forza a quest’acqua misteriosa che trattiene ancora oggi i racconti di Ulisse primo vero raccoglitore di immagini del nostro mare. Indagare, cercare, scrutare nella cultura ancestrale del mondo mediterraneo è diventato vitale per l’autore della mostra. Adriano Bacchella è andato così, spostandosi dal mare, avvicinandosi alle persone, ai luoghi, ai paesaggi che in comune hanno storia e bellezza. L’ombra di una palma, la tavola imbandita illuminata dalle luci di notte, la bianca torre di una masseria, le tavole dei trabucchi sono tutte immagini che ci appartengono, memorie lontane e vicine che vorremmo ritrovare, recuperare per sentire di appartenere ad un popolo antico, ai nostri avi che si perdono nella notte dei tempi. Quanto bisogno c’è di credere alle radici di una cultura millenaria fertile di creatività, di bellezza? di vedere nelle fotografie di Bacchella il nostro io più nascosto figlio di un ombelico di mondo lontano sensibile all’arte, alla poesia, alla dolcezza? E poi quei cavalli neri che vorremmo portare a casa per il loro splendore. Simboli di forza, quella di Ettore e Achille, di guerriera eleganza e soprattutto di libertà per andare incontro al Mare Interno, quello di Aristotele nello scritto De Mundo opposto al Mare Esterno all’Oceano. Il nostro mare interno, la nostra coscienza la vediamo negli occhi degli uomini. I ritratti di pescatori, di uomini contadini che appartengono all’antico mondo arabo che oggi riconosciamo nei ritratti simili a quelli dei volti nel nostro medio Oriente, nel nord dell’Africa. È bene ritrarre per ricordare la fatica, la misericordia, il diritto alla casa, all’atmosfera che l’autore ci invita ad assaporare nel tempo sospeso e assente da conflitti, da violenze ma invaso di quella calda luce che la vita di Mediterranea ci dona ogni giorno.
Tiziana Bonomo