Ho conosciuto Federico Rios Escobar l’anno scorso a “Visa pour l’Image di Perpignan”. Un volto colombiano intenso concentrato, capelli mossi scuri, occhi segnati da marcate occhiaie. La prima impressione è quella dell’uomo sudamericano cortese, gentile, vigile, paziente. Figlio di un continente disseminato dalla vestigia di cose passate, dalle diecimila rovine di regni scomparsi e dei rottami di tempi moderni. Segue poi il fotografo serio, impegnato con il crescente desiderio di voler far conoscere il suo lavoro. L’intervista che mi aveva concesso abbiamo avuto – per pura casualità – la possibilità di proseguirla in agosto, in Colombia, a Medellin!
Ho scoperto il suo lavoro sul Darien, progetto con il quale Escobar ha vinto all'unanimità il 21 giugno 2023 l’Humanitarian Visa d’Or dell’International Committee of the Red Cross (ICRC) fulminante atto di accusa sulla migrazione di migliaia di persone che attraversano il Darién Gap l’ultima regione a sud di Panama prima di arrivare in Colombia.
Il fotoreporter Federico Rios Escobar ci fa conoscere un’altra porzione di mondo, di migrazione, di disperazione, di speranza.
“Ho iniziato a fotografare più di 20 anni fa. Ho iniziato a documentare l’ America Latina circa 8 anni fa, forse quando i venezuelani hanno iniziato ad abbandonare il loro paese per andare in Colombia e alcuni di loro hanno lasciato il Venezuela per andare nel sud del Brasile. Ho camminato al loro fianco più volte, dal loro paese al mio paese, e dal loro paese al Brasile. Nel 2021 sono andato ad Haiti quando è stato assassinato il presidente di Haiti, Jovenel Moïse. Mentre ero lì, improvvisamente, ho scoperto che migliaia di persone in fuga attraversavano il Darién Gap, una regione a sud di Panama. Ecco un tema che non si poteva eludere, che se vuoi esser onesto nel tuo mestiere non devi evitare. Il Darien, un nome su una carta geografica. Mi rendo conto che in Europa e in America, anche persone con un'istruzione – che hanno accesso ad Internet per conoscere – sanno così poco della geografia americana. Al massimo hanno letto di qualche antica leggenda dei tempi dei conquistadores che avevano posto lì uno dei tanti eldorado con i palazzi e le strade lastricate d’oro e c’era solo fatica pericoli e morte.Dal sud degli Stati Uniti puoi andare a Panama ma non puoi andare in Colombia perché c'è una grande foresta senza strade. Quindi dagli Stati Uniti, si attraversa Città del Messico e poi si attraversa tutta l’America Centrale su strada e poi a Panama ci si ferma. Non c’è una foresta, c’è una giungla: cento chilometri di giungla. Non è come una linea retta. Se vuoi salire o scendere dalla Colombia, se vuoi attraversare dalla Colombia a Panama, devi comunque attraversare la giungla. Non ci sono strade lì, non c’è niente, solo la foresta come nel giorno della creazione, chiusa e compatta come un mondo inesplorato. Dal 2010 al 2020 sono stati alcuni migranti ad attraversare la giungla, 10.000 circa all'anno. A rendere l’impossibile possibile. Al prezzo della fatica del dolore delle vite di molti. Nel 2021, quando il presidente di Haiti è stato ucciso ed è esploso il caos, il numero dei fuggiaschi è passato da 10.000 a 50.000 all'anno. Così sono tornato ad Haiti per vedere migliaia di disperati rischiare la vita nel Darién Gap. Ho visto famiglie attraversare la giungla, uscire da Panama, proseguire verso l'America Centrale per arrivare fino negli Stati Uniti. Nel 2021 la maggior parte delle persone che attraversavano il Darien Gap erano haitiani. Haitiani che hanno lasciato Haiti 5 o 10 anni prima e vivevano nel sud del Cile o nel sud del Brasile, in Argentina, Bolivia e per alcuni motivi sentivano che era il momento giusto per andare a nord. Ho attraverso la giungla con loro. Nel 2021 ho impiegato 6 giorni e nel 2022 ho incrociato la mia compagna Julie, scrittrice, la voglio ricordare per il lavoro svolto insieme. In una città puoi anche fare 40 km al giorno ma nella giungla è tanto se riesci a percorrerne 8. È molto pericoloso: il cammino è ripido e molto fangoso e la pioggia ti cade addosso come una maledizione. Non è come la nostra che viene giù dolcemente, è spietata e in un certo senso terribile. C’è in essa tutta la crudeltà di una elementare forza della natura. Se attraversi il fiume mentre l’acqua sale può trascinarti via e ucciderti. Molte persone sono morte così. Una traversata pericolosa dove molti non ce la fanno e dove chi può cerca di aiutare il più debole.
Nel 2022 circa 250.000 persone di cui più o meno 33.000 bambini hanno attraversato la giungla. La maggior parte per raggiungere gli Stati Uniti. In Italia non abbiamo una visione chiara della situazione. Perchè?
“Io sono molto sorpreso che molte persone non conoscano il Darien. Le persone tendono a pensare che il Nord e il Sud America siano connesse tra loro ma ….non lo sono! Se si vuole arrivare dall’altra parte bisogna passare dalla giungla. Nel 2022 circa 8 milioni di venezuelani sono andati via dal loro paese per la situazione che si è verificata dopo la morte di Chavez: niente scuole, niente cibo, niente energia, niente gas, niente macchina, niente lavoro”. Così come molti in Europa non sanno che oltre ai migranti del centro sud America una larga parte arriva dall’Africa e dall’Asia: dall’Afghanistan, dal Nepal, dalla Cina, dalla Mauritania…
Ma come arrivano?
“Molti di loro prendono l’aereo fino a dove è consentito. Ad esempio dalla Cina arrivano in Ecuador, sei hai un passaporto cinese tu puoi volare fino in Ecuador, in Colombia, in Brasile.
Le persone cinesi possono viaggiare ovunque.
Poi Viaggiano in autobus dall'Ecuador alla Colombia e attraversano il Darién a piedi. È pazzesco. Immaginate un viaggio di un gruppo di afghani: vanno “via strada” verso l'Iran e la Turchia, poi volano fino in Katar e poi volano in Brasile. Dal Brasile attraversano tutto il continente fino alla Colombia in autobus. Quando arrivano in Colombia devono superare in 6-7 giorni la giungla. È devastante e difficile anche per un uomo giovane che ha una grande forza fisica”.
A quale nuovo progetto stai lavorando in questo momento?
“Sto lavorando al mio libro sulla migrazione, si chiama DARIÉN ed è auto pubblicato tramite crowdfunding. Il libro uscirà nell'ottobre 2024 e sarà disponibile in tutto il mondo per la spedizione sul sito di Raya Editorial.”
Quali premi hai ricevuto per il suo lavoro a Darien?
“Finalista Pulitzer per il reportage internazionale 2023. Vincitore del premio Humanitarian Visa d'or del CICR 2023. Fotoreporter dell'anno, Poy Latam 2023Vincitore del People Choice Award, Prix Pictet 2023”
Aggiungo che come freelance, collabora frequentemente con il New York Times. Il suo lavoro è pubblicato su diversi media come National Geographic, Stern, Geo, Times Magazine, Paris Match e Leica Magazine. Le sue fotografie sono state premiate con il Premio Hansel-Mieth Preiss in Germania (2019); Premio della Giuria al Days Japan, International Photojournalism Award (2017); Revisione del portafoglio New York Times (2017).
Che rapporto hai con le nuove generazioni?
“Faccio del mio meglio per rimanere in contatto con le nuove generazioni di fotografi, da cui imparo molto e da cui ricevo anche molte ispirazioni e idee fresche, mentre cerco di condividere le cose che ho imparato nel corso degli anni di lavoro. Posso citare alcuni che sono miei amici e una dose quotidiana di nuova ispirazione come Nathalia Angarita, Santiago Mesa, Gregorio Diaz e molti altri.”
Ascolto un uomo che sembra pronto a ricevere il dolore, il piacere, il successo senza morirne. Accarezza con il ricordo l’immagine di suo padre mentre gli parla, lui aveva tre anni, dell’Egitto e glielo mostra una sua fotografia seduto su un cammello di fronte alle piramidi. proprio suo padre gli regala una Kodak molto, molto economica. “Io iniziai a fotografare tutti i posti dove andavo con mio padre: nei campi e in tanti altri luoghi. mio padre portò a stampare alcune fotografie che io portai in classe. Divenni il ragazzo più popolare della scuola. Mi resi conto della magia della foto, della seduzione dell’immagine rubata al tempo. Allora avevo sei anni adesso ne già ho 44”. Per più di 10 anni Federico Rios Escobar ha fotografato i guerriglieri delle FARC nella giungla della Colombia, documentando la loro vita quotidiana durante gli anni incerti degli accordi fragili con il governo; le marce, le tensioni, le relazioni amorose, le rotture, l’addio alle armi, alcuni dei risultati del processo di pace e il loro difficile ingresso nella vita civile.
Ecco ciò che spinge Federico Rios Escobar a inseguire l’umanità in continua lotta.“Cerco di vedere il lato umano delle persone. Di tutte le persone. Un membro di una gang o un guerrigliero delle FARC è un essere umano: è anche un ragazzo, un amico, un marito, un figlio, un fratello.... Sai: non è solo un sicario. Cercare di affrontare la complessità umana è stato molto importante per me fin dall'inizio, tentare di trascorrere del tempo con loro, senza giudicarli.”
Le sue foto sono da guardare con attenzione, scrupolo, curiosità: nessun giudizio, solamente condivisione che ti affiora dentro a poco a poco, come una musica che prima di risuonare piena va raccogliendo i propri motivi, per poi dilatarsi dentro. Fotografare.
DIDASCALIA Libro DARIEN di Federico Rios Escobar
BIOGRAFIA Federico Rios Escobar
Federico è un fotografo documentarista colombiano che si concentra sui problemi sociali dell'America Latina. Il suo lavoro ampiamente pubblicato ha coperto il conflitto armato in Colombia, l'ambiente e il suo rapporto con la società. Le sue prime mostre includono The Signature of Los Rios al Video Guerrilha di San Paolo, Brasile (2013), e Transputamierda al Valongo International Photography Festival di Santos, Brasile (2016). Nel 2017, Federico ha presentato il suo lavoro sulle FARC, il gruppo armato colombiano, al LaGuardia Community College, New York; al festival fotografico di Kaunas, Lituania; e al festival Unseen Amsterdam.
Nel 2012, il libro fotografico di Federico La ruta del cóndor (La via del condor) è stato pubblicato congiuntamente dall'Universidad Jorge Tadeo Lozano di Bogotá e dall'Universidad de Caldas. L'anno successivo pubblica “Fiestas de San Pacho, Quibdó”, insieme al collettivo fotografico Mas Uno. Il suo libro fotografico più recente è VERDE, pubblicato da Raya nel 2021. Ha partecipato al XXVII Eddie Adams Workshop. È membro del comitato curatoriale del progetto Instagram @everydaymacondo.
Il suo lavoro è regolarmente presente nei media e nelle pubblicazioni internazionali.
Pubblicazione InsideOver 3 ottobre 2024 https://it.insideover.com/fotografia/nel-darien-la-migrazione-che-miete-vittime-dal-racconto-di-federico-rios-escobar.html