ArtPhotò

Oltre lo specchio di Alice

Ammonticchiare immagini di fiabe, scatti sognanti di artisti dell’8oo , visioni femminili protese alla bellezza assoluta di un mondo inesistente, frasi di Lewis Carroll mentre Alice a testa in giù si proietta verso un mondo surreale quasi alla Salvador Dalì, inseguire suoni e voci di quella Cenerentola disneiana che ha cresciuto generazioni di fanciulli e poi ….scoprire che un’ esile fanciulla del mondo contemporaneo riesce a raccogliere in scatti tutto questo insieme di sensazioni, modellati secondo la sua fantasia…..ebbene mi sembra già un grande traguardo. Il mondo della fiaba è un mondo travolgente, inesauribile, attraente se …. se l’autore riesce a raccontare una storia incantevole, seducente. La favola di Maria Chiara Piglione è sé stessa è la sua favola. Donna, fotografa, fiaba. Incantevole.
Per costruire un’immagine ci vuole più di una fiaba, ci vuole il mondo reale quando il reale si trasforma in un mondo ammaliante. Quando la natura si manifesta in luoghi, istanti, percezioni che invadono l’anima fino a sentirsi parte di quella natura allora il desiderio di rappresentarsi lì dentro diventa così forte che la finzione visiva non è altro che la realtà vissuta delicatamente dentro se stessa. I mondi che Maria Chiara riassume con la sua fotografia rimandano inevitabilmente alla “fiction photography” nata con Jeff Wall e cresciuta con artisti come Cincy Sherman, Yasamusa Morimuro, Gregory Crewdson. Possiamo dire che gli artisti Pierre e Gilles hanno in parte inconsciamente ispirato l’autrice proprio per quel lavoro estremo di fiction con il mondo glamour. Eppure Maria Chiara si autoritrae per recuperare il controllo dei suoi sentimenti. Non gioca a fare esibizione e spettacolo come Pierre e Gilles, non insegue pose da star cinematografica come Cindy Sherman, non esibisce la conoscenza dell’arte come Morimuro. Se questo è il mondo dal quale attinge, per storica conoscenza, il suo sguardo si spinge verso panorami irreali come quelli di Brooke Shaden o di Tania Brassesco & Lazlo Passi Norberto. Un’operazione complessa che racchiude il profondo desiderio di svelare le sue percezioni smaterializzandosi per rimanere favola, nella favola della natura del nostro mondo. Farfalle, alberi, sentieri, costumi teatrali, pose sognanti o evanescenti per liberare la sua fantasia, restituire immagini alle sue percezioni al suo piacere di sentire se stessa quando è con la natura o quando diventa l’inesistente surreale di se stessa. Non posso fare a meno di recuperare un testo di Dayanita Singh del 2016, sulla finzione fotografica, in cui ritrovo il mio pensiero per questa autrice che sta nascendo e di cui presto sentiremo parlare nel mondo dell’arte, della fotografia: “Sono interessata a ciò che una fotografia può fare, può trascendere la sua intrinseca "realtà", può dire l'inammissibile? È in questa "finzione" della fotografia che sta il suo potere magico, altrimenti si potrebbe anche essere una macchina per fotocopie. Quando la fotografia dice l'inarrestabile, va dove non ci sono parole.”
Tiziana Bonomo

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