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Silvano Pupella
Un fotografo emergente italiano, siciliano di origine, con una estrema sensibilità sia nello scatto sia nella tecnica di stampa. Per Silvano Pupella il caos è l’origine di tutte le cose, è vita, è movimento, scontro, contrasto; casualità e imprevedibilità sono le regole che lo governano. Ma la fotografia non è solo immagine, è un ricco contenitore di sensazioni, emozioni, alimenta e stimola i sensi, va vista, "sentita", toccata. La passione per l’immagine ha portato Silvano Pupella ad intervenire sullo specifico fotografico: lo sviluppo, la stampa, il contatto con la camera oscura per ottenere sempre una qualità di altissimo valore artistico.
Per Pupella la fotografia rappresenta una vera e propria seconda vita alla ricerca di contrasti da svelare e fissare attraverso l'immagine. Iniziano così le sue sperimentazioni di carattere visivo come lui ama definire “il mio caos”. La città e la vita urbana sono felici rappresentazioni del caos. Con la fotografia Silvano Pupella crea forme e geometrie inaspettate attraverso la visione inusuale degli oggetti della quotidianità urbana.
Nel corso degli anni ha cercato materiali, supporti e tecniche di stampa che gli permettessero di esaltare e trasmettere la ricchezza dei sensi contenuti nelle immagini. La città e la vita urbana sono felici rappresentazioni del disordine: ogni tentativo di dare ordine, regole e certezze è minato dalla velocità, dalla routine della frenesia quotidiana che sono cibo che alimenta il caso. Il salto verso la sperimentazione informale avviene per Pupella con uno sguardo rivolto alle forme astratte influenzato anche dai grandi della fotografia contemporanea.
La serie di “Street Art” è la ricerca di “arte urbana involontaria”, il tentativo di dare forma, colore e geometria al disordine cittadino.
La serie “Frammenti Urbani” è il tentativo di fermare la casualità e l’imprevedibilità di dettagli della quotidianità urbana fissati nella loro geometria ed espressi attraverso il rigore formale del bianco e nero e della particolare tecnica di stampa ai pigmenti di carbone. "Sotto il cielo di Torino" sono foto che raccontano l’emozione dei paesaggi torinesi ma visti cercando di riappropriarsi di un linguaggio fotografico molto severo e rigoroso: un omaggio continuo alla meravigliosa città in cui vive.
Caratteristiche di stampa
La serie
Street Art stampata su Carta Epson Traditional Baritata Soft Gloss 330gr con Stampa Fine Art ai pigmenti di carbone.
Formato: 50x50cm / tiratura 4/4
Le due serie
Frammenti Urbani e
Sotto il Cielo di Torino sono stampate Fine Art su carta Hahnemuhle Photo Rag Bright White 310 gr ai pigmenti di carbone.
Frammenti Urbani: fto.30x30cm / tiratura 4/4, fto. 60x60cm /tiratura 4/4, fto. libero: 1/1
Sotto il Cielo di Torino: fto. 30x44 cm.
Tutte le foto riportano il certificato di autenticità, firma, data e numerazione.
Recensioni
“Fotografia al quadrato” di Francesco Poli
Il titolo che mi è venuto in mente per questo commento su una parte del lavoro fotografico di Silvano Pupella (le serie dei Frammenti urbani e della Street Art) è un po’ ironico, ma credo possa sintetizzare bene dei peculiari elementi di fondo del suo sintassi visiva.
Innanzitutto, ed è ovviamente la cosa più evidente, le sue foto sono tutte quadrate, e non si tratta di una scelta di secondaria importanza. Il formato quadrato ha per molti versi una carattere per così dire più razionale e geometrico rispetto a quelli rettangolari che nella tradizione della pittura, ma anche nella fotografia, sono abitualmente usati in orizzontale per le scene di paesaggi o di interni, e in verticale per le figure e i ritratti. In altri termini, la dimensione quadrata permette di “imporre” alla realtà fotografata una gabbia visiva più regolare e ordinata, e di accentuare la formalizzazione in direzione astratta anche degli elementi più frammentati e casuali.
Si può dire che per Pupella la “quadratura” della visione è da un lato la condizione di partenza della sua logica compositiva, ma dall’altro lato è anche, in un senso meno letterale e più allargato, il punto di arrivo.
E in questo modo è interpretabile quello che il fotografo ha scritto a proposito dei suoi Frammenti urbani: “E’ il tentativo di fermare la casualità e l’imprevedibilità del rigore e dell’ordine di cui è composto il caos; dettagli di quotidianità urbana fissati nella loro geometria ed espressi attraverso il rigore formale del bianco e nero…”
Si può anche dire che la sua è una “fotografia al quadrato” nella misura in cui il suo processo operativo è caratterizzato da una messa a fuoco analitica e da una tensione non solo ottica ma mentale verso la scoperta di aspetti essenziali della realtà (quella dell’ambiente urbano che ci circonda) in certi dettagli all’apparenza trascurabili. Le sue foto sono dei blow up di dati reali così ravvicinati e nitidamente circoscritti da apparire completamente decontestualizzati e dunque al limite più astratti che realistici. Pupella dichiara di fissare con le sue immagini “delle geometrie improbabili” che si troverebbero nelle pieghe più nascoste di questi frammenti, ma in effetti più che scoprirle le inventa e le visualizza grazie alle sue inquadrature definite da un occhio iperselettivo.
Il risultato che viene raggiunto sia nelle più rigorosamente “classiche” foto in bianco e nero dei frammenti urbani, sia nel variopinto gioco cromaticamente geometrizzante (anche quasi pop) dei particolari ritagliati dai segnali tracciati sui manti di catrame delle strade, è allo stesso tempo quello di una documentazione analitica (come si è detto), e di una rielaborazione visiva con significative valenze estetiche.
Nella prima serie i frammenti di realtà si delineano come delle raffinate composizioni visive dove entrano in gioco effetti di profondità prospettica (in Infinito e Giardini pubblici), di ritmica scansione con griglie ortogonali (per esempio in Parco Dora e Contrasto), di fluidità curvilinea (in Senza titolo e Decorazione) e di sospesa fragilità lineare, fatta di luce e ombra (in Apparenza e Fili di luce). C’è qui del formalismo di scuola ma anche un’inedita freschezza poetica minimale.
Per quello che riguarda le foto di “street art”, nel senso di “arte urbana involontaria” come precisa l’autore, sono immagini che possono essere viste singolarmente (la loro misura di cm.50x50 ha un buon impatto percettivo) ma è soprattutto attraverso la caleidoscopica sinergia che nasce dalla combinazione seriale in polittici regolari, più o meno articolati, che viene enfatizzata al meglio la loro sorprendente qualità. Attraverso vitali e ludiche configurazioni che , sul fondo nero, disegnano quadrati, frecce, linee parallele, triangoli in bianco, rosso, verde, giallo e blu, che sembrano opera di un pittore ma che sono anche impregnate di vissuto reale.
Francesco Poli
Professore di Storia dell'arte presso l'Accademia di Brera a Milano, a Scienze della comunicazione presso l'Università di Torino e all’Università Paris 8 a Parigi-St.Denis
"Dettagli" di Enrico Ercole
Si discute in ambito storico-linguistico se il detto venuto per primo sia “il diavolo è nei dettagli” oppure “Dio è nei dettagli”. Tralasciando la filologia, e la teologia, entrambi ci dicono quanto i dettagli siano importanti. In generale e in specifico: individuare e conoscere il significato di quell’omino stilizzato verde che corre può segnare la differenza tra la sopravvivenza e la morte.
Il primo detto certamente rispecchia maggiormente la nostra vita quotidiana, nella quale sovente abbiamo la sensazione che qualcosa di maligno si intrufoli a complicarci la vita. Ma il secondo ci ricorda di quante volte osservando e vivendo qualcosa, più l’abbiamo guardata nei particolari, più ne abbiamo apprezzato la complessità, il cui incastrarsi virtuosamente ha davvero qualcosa di Divino.
Immersi in sistemi complessi ne leggiamo la funzionalità generale. Nelle "tracce urbane" della Street Art di Silvano Pupella i dettagli dei quotidiani spostamenti nelle città che abitiamo e percorriamo da sempre ci arrivano come il sapore di una spezia che usava la nonna in un piatto ordinato al ristorante, o la piega della bocca nel sorriso di un compagno di giochi ritrovato da adulto.
Così insignificanti nel complesso in cui inseriti, così belli nella loro singolarità. Infinite minuscole tessere in ciascuna delle quali - per chi è capace di vederle, fotografarle e proporcele - si riverbera la mosaicità della realtà.
Enrico Ercole
Professore Associato di Sociologia del Territorio
Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Politiche, Economiche e Sociali - Alessandria
link sito Pupella