“Come si fa a scattare foto di 40 anni fa? Come posso spiegarlo? Non si vede il tempo con gli occhi, non si può afferrare con le mani, non ha odore, non ha forma. Per questo è una esperienza interessante. Mi ha affascinato molto il tempo. Volevo fotografare il tempo invisibile.” In una intervista di qualche anno fa Ishiuchi Miyako svela dunque il segreto della sua fotografia: il tempo!
Lei insegue il tempo come un’aragosta cammina andando all’indietro per riprendere qualcosa che è successo e che ha creato crepe così profonde da diventare ferite nel corpo e nell’anima. Le vite non hanno più né avvenire né passato, sono solo presente. Sono silenzio, pace.“Il corpo accumula tempo ma non lo tiene imprigionato, significa che il tempo è raccolto nel corpo”.
Ha iniziato così la sua ricerca sul corpo fotografando mani e piedi di donne. Questa serie è diventata la serie 1.9.4.7 l’anno della sua nascita. È partita ad indagare dalla sua nascita e dalla morte di sua madre ed è così che ha scoperto che sulla superficie del corpo ci sono delle cicatrici. “Le trovai molto impressionanti. Le cicatrici sono quasi come foto, come vecchie fotografie. E proprio come le vecchie fotografie contengono il tempo. Le cicatrici si fissano sul corpo e ne diventano parte integrante”. Il lavoro di Ishiuchi ha continuato a registrare le tracce materiali del passaggio del tempo, spostando l'obiettivo dai luoghi ai corpi e agli oggetti personali delle persone. La serie Mother's (2002), in cui documenta gli oggetti di sua madre come mezzo per affrontare lo strazio della sua morte, è stata selezionata per rappresentare il Giappone alla Biennale di Venezia del 2005. Ciò ha indotto il Museo del Memoriale della Pace di Hiroshima a invitarla a immortalare oggetti di uso quotidiano appartenuti alle vittime della bomba atomica. E poi il Museo Frida Kahlo ha incaricato Ishiuchi di fotografare gli oggetti di Frida conservati nell'archivio del museo.
“Le cose che abbiamo davanti contengono lo scorrere del tempo e fanno riflettere sul significato del tempo passato. Questo è ciò che faccio con le mie foto, non posso fotografare il passato ma le cose che ho davanti sono un'estensione del passato”. Una indagine dolorosa quella di rendersi conto che le cose lasciate in eredità dalla morte di una persona sono state importanti per quella persona ma per altre persone sono solo spazzatura. Ishiuchi è stata avvolta dalla tristezza per questo destino materiale. Vivere significa separarci da ciò che fummo per addentrarci in ciò che saremo, una prova e una purificazione al cui termine scompariranno, forse, angoscia e instabilità. Un mistero di cui negli oggetti resta forse qualche labile traccia per capire, per intuire. Questa celebre fotografa giapponese ha iniziato a riprendere gli oggetti anziché i luoghi di persone che hanno lasciato un segno su di lei: nella sua vita familiare, nella storia dell’arte e negli eventi storici. Lo fa con una notevole abilità.
Ishiuchi Miyako è artista eccellente, orientale, giapponese fino al midollo, che respira l’arte come emanazione di un dolore troppo complicato da raffigurare. Come rendere il dolore attraente e non sfuggente e non retorico affinché anche le persone più indifferenti possano avvicinarsi? Sì, Ishiuchi rende accessibile il dolore. Lei esprime la sua sofferenza di essere umano così, con la bellezza estrema di uno still life appartenuto a qualcuno che ha avuto un significato profondo nella sua vita. Alla morte di Frida Kahlo, nel 1954, suo marito, il pittore Diego Rivera, chiuse tutte le cose che le appartenevano in un bagno della loro casa di Messico City, chiedendo che la porta venisse aperta 15 anni dopo la propria morte. In realtà la stanza è rimasta inaccessibile fino al 2004. E quando Ishiuchi nel 2012 va a Città del Messico, vede la stanza piena di vestiti, oggetti, appartenuti a Fida Kahlo riflette: ”Avevo un'immagine mitica di Frida, del suo talento e della sua vita fremente, ma dopo aver visto i suoi effetti personali quell'immagine è stata completamente stravolta. Nessuno in realtà ha capito chi fosse veramente. Quando ho scelto di immortalare quello che indossava mi è apparsa la verità di Frida. Fotografare i vestiti è stato per me come fotografare la persona piuttosto che i ricordi di Frida.” Queste immagini raccontano di una donna che non ha ceduto alla condanna di essere vittima del destino. Ha sempre voluto affrontare la vita con normalità: dipingendo, ballando, viaggiando, cucinando. Una vita tormentata che le immagini di Ishiuchi riescono bene a trasferirci, aleggia nell’aria, si culla sospinta dal vento, a volte lacerata come una nube, si piega, si espande, dorme e sogna . Aleggia, non è appieno ma non svanisce mai. Solo oggetti? Molto di più. Una raccolta fotografica realizzata con l’obiettivo della sua Nikon da 35 mm, che racconta il guardaroba dell’artista: gli stivaletti di cui uno con un tacco più alto, i guanti in velluto, gli occhiali a gatto dorati, la protesi alla gamba, i corsetti in gesso decorati con colori sgargianti, le lunghe gonne a fantasie surrealiste legati alle stampe antiche del Messico. Più di 300 pezzi del guardaroba dell’artista messicana.
“Frida” è il titolo. Frida che ha voluto saziarsi dell vita, farne spettacolo e racconto! Occorrono virtù e vizi tenaci per tenersi a galla, per salvare quei modi intraprendenti che servono per resistere alla malia del naufragio o del singhiozzo.
Mi sono immaginata Frida, il suo dolore ma anche la sua femminilità e la sua creatività nella scelta di abiti colorati, belli, eleganti, seducenti. Ha disegnato sul corpetto in gesso la falce e il martello, simbolo di una militanza in un partito che si schierava per gli umili, gli oppressi, i lavoratori in un paese dove anche un’altra donna, forse anche la sua amante, Tina Modotti ha scattato foto da folgorante artista e attivista come lei. Frida che ha sopportato il dolore, che si è imposta come artista, che ha creato una vita così esemplare, come ha fatto? La risposta forse è molto semplice: «Pensavano che anche io fossi legata al movimento surrealista, ma non è vero. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni.»
Ishiuchi fotografa la realtà rimasta in un abito che per indossarlo sarà costato a Frida qualche penosa complicazione fisica. Una vita rinchiusa in un corpetto per poter vivere, per dimostrare che è possibile dialogare con il dolore fisico. Solo stoffa? Eppure ci svela l’altro lato, l’ombra interiore degli esseri e delle cose, siamo di fronte agli istanti che sono nudi.Ciò che una volta mi sembravano semplici still life oggi sono fonte di commozione per due donne che in anni diversi hanno dimostrato come incanalare il dolore nella bellezza della loro arte. Due icone, con linguaggi simili – pittura e fotografia – che ci procurano domande sul senso della nostra vita. Le immagini di Ishiuchi segnano una svolta nel linguaggio della fotografia. Lei cerca altre soluzioni per rappresentare l’invisibilità del tempo, della memoria senza attingere alle rappresentazioni storiche. Una svolta epocale almeno nell’immaginario, la prova che il miracolo, la magia del ricordo e della memoria delle persone possa avvenire attraverso immagini che documentano i loro volti, i loro ambienti. Insomma attraverso una narrazione apparentemente retorica. Due donne artiste che hanno saputo rivoluzionare, in epoche e paesi diversi, il loro sentire con sguardi nuovi, con produzioni – immagini, dipinti – fuori dal convenzionale, dal comune. Due donne che hanno attinto al loro dolore, immerso nel sangue dei loro corpi, l’energia per creare nuovi linguaggi, nuove emozioni. E pensare che quando Miyako arrivò in Messico, di Frida non aveva mai sentito parlare prima. Ha imparato a conoscerla attraverso le sue piccole cose, se n'è innamorata così: “Se l’avessi incontrata non le avrei fatto domande. Avrei solo chiesto di guardarla e toccare il suo corpo’’.
DIDASCALIA Miyako Ishiuchi in 2013. Video still manipulated in early Ishiuchi style by Malcolm Raggett
BIOGRAFIA
Fotografa giapponese.
Si è fatta conoscere con Yokosuka Story nel 1977 e Apartment l'anno successivo, poi ha vinto il quarto premio Kimura Ihei per la fotografia nel 1979 e l'undicesimo premio Shashin no Kai (premio dell'associazione fotografica) e il quindicesimo premio Higashigawa per gli artisti giapponesi nel 1999. Nel 2005 ha rappresentato il Giappone alla Biennale di Venezia, dove ha esposto il suo lavoro “Mother's - traces of the future”. Nel 2008 e nel 2009 ha ricevuto il 50° Mainichi Art Award ed è stata invitata a partecipare alla Terza Triennale ICP presso l'International Center of Photography di New York. Nel marzo 2014 ha ricevuto il Premio internazionale di fotografia della Fondazione Hasselblad.
L'eredità di Frida Kahlo film http://legacy-frida.info/en/
Questo documentario racconta l'incontro della fotografa Miyako Ishiuchi, vincitrice del premio internazionale della Fondazione Hasselblad, con gli effetti personali della pittrice messicana Firda Khalo, ritrovati 58 anni dopo la sua morte. Il film mostra Ishiuchi che scatta fotografie degli effetti personali di Frida, la mostra di Ishiuchi al “Paris Photo” e la mostra d'arte al Musee de l'Orangerie di Parigi con le opere di Frida e di suo marito Diego Rivera. Catturando il processo di produzione dei ricami tradizionali di Oaxaca utilizzati per il costume tribale che Frida ha lasciato, una festa locale, il Giorno dei morti (Dia de los Muerto), e un funerale messicano in una piccola città, Ishiuchi insegue il segno di come Frida ha vissuto e ritrae la visione della vita e della morte nella cultura messicana.
Pubblicazione InsideOver 2 novembre 2024 https://it.insideover.com/fotografia/frida-kahlo-nelle-foto-di-ishiuchi-miyako-dai-ricordi-alla-vita.html